Il molo galleggiante di Gaza: un simbolo dei futuri piani coloniali

Salman Al-Zurai'i,Mohammed Al-Hafi· Giu 26, 2024

Il 17 maggio 2024, il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha iniziato a gestire un molo galleggiante temporaneo al largo della costa di Gaza. La costruzione del molo è stata presumibilmente parte di una rapida risposta internazionale per garantire maggiori flussi di aiuti umanitari e di soccorso a Gaza dove c’è un genocidio in corso da parte di Israele, crescenti avvertimenti di carestia diffusa ed insicurezza alimentare per due milioni di palestinesi. Dall'annuncio del progetto, tuttavia, molti hanno espresso scetticismo nei confronti dell'efficacia del molo e profonda preoccupazione per quanto riguarda i piani a lungo termine dell'esercito statunitense per il molo e il suo potenziale ruolo al servizio degli obiettivi militari e politici israeliani. In effetti, l'arrivo della prima spedizione di aiuti umanitari attraverso il molo ha coinciso con l'espansione delle operazioni militari israeliane a Rafah e l'occupazione del valico di frontiera di Rafah, l'unico passaggio verso l'Egitto per i palestinesi di Gaza.

Questo commento esamina i dati disponibili relativi alle operazioni del molo e svela i numerosi incentivi per il suo sviluppo da parte dei principali attori geopolitici. Posiziona il molo all'interno della strategia a lungo termine di Israele sia per Gaza che per la Palestina nel suo complesso, usando la struttura come una finestra per comprendere i più ampi obiettivi regionali del regime. Temporaneo o meno, questo commento sostiene che il molo non deve essere visto solo come uno sforzo umanitario a breve termine, ma anche come un simbolo dei continui sforzi imperiali e coloniali degli Stati Uniti e di Israele.

Che cos'è il molo galleggiante degli Stati Uniti?

Il molo galleggiante si estende per 550 metri nel mare e si affaccia sul corridoio di Netzarim, dove sono state installate  grandi basi militari israeliane e strutture logistiche per dividere le regioni settentrionali e meridionali di Gaza e consolidare una presenza israeliana più permanente. Una volta a pieno regime, le forze armate statunitensi e israeliane si coordineranno per consentire il trasporto di circa 90-150 camion carichi di assistenza al giorno dal molo a Gaza, ben lontani dai 500 camion necessari per soddisfare i bisogni di base dei palestinesi, secondo i dati delle Nazioni Unite. Vale la pena notare, tuttavia, che solo circa 250 camion carichi di aiuti in totale sono arrivati attraverso il molo dal suo varo.

Il molo galleggiante è in linea con gli obiettivi politici e militari degli Stati Uniti nella regione e potrebbe segnare l'inizio di una continua presenza militare statunitense nel Mar Mediterraneo orientale CONDIVIDI SU X

Le spedizioni di aiuti approvate da Israele provenienti da Cipro sono destinate ad essere trasportate direttamente dal molo alla riva dalle organizzazioni umanitarie internazionali, e scaricate e messe in sicurezza in strutture di stoccaggio prima di essere eventualmente erogate. L'amministrazione statunitense ha ripetutamente affermato che le sue truppe che operano sul molo non saranno di stanza sul suolo di Gaza, ma continueranno invece a risiedere su navi galleggianti statunitensi di base a miglia dalla costa.

La costruzione iniziale e il funzionamento preliminare del molo sono costati circa 230 milioni di dollari, e i costi sono probabilmente aumentati solo a causa di ricorrenti battute d'arresto. Mentre il molo era presumibilmente pianificato per funzionare solo per 90 giorni, questi ritardi hanno portato a una tempistica sconosciuta sulla durata del progetto. Inoltre, sebbene l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e altri partner internazionali stiano cooperando con l'esercito statunitense per fornire aiuti attraverso il molo, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) rimane esclusa dallo sforzo a causa di una chiara manovra da parte degli Stati Uniti per marginalizzare il ruolo dell'agenzia.

Mentre il vicino Egitto ha presumibilmente espresso preoccupazione per l'uso del molo per la consegna di aiuti al posto di attraversamenti terrestri preesistenti, molti altri attori, tra cui l'Unione Europea, i singoli Stati europei e gli Emirati Arabi Uniti (EAU), hanno comunque accolto con favore questa missione e hanno espresso la loro disponibilità a prendervi parte. Il molo controllato dagli Stati Uniti, ad esempio, esiste a fianco e in collaborazione con l'Amalthea Initiative di Cipro. Sviluppato alla fine del 2023, il piano Amalthea prevede che un comitato europeo multinazionale (che include rappresentanti di Israele) raccolga, immagazzini e ispezioni gli aiuti nel porto di Larnaca, che vengono poi inviati a Gaza su navi accompagnate da navi da guerra.

Il ruolo del molo nella pianificazione a lungo termine degli Stati Uniti e di Israele

Per comprendere appieno l'impatto potenziale del molo galleggiante, è necessario esaminarlo al di là dei suoi obiettivi espliciti e temporanei. Di seguito sono riportati solo alcuni dei modi in cui il molo alimenta le strategie a lungo termine degli Stati Uniti e di Israele.

Copertura politica degli Stati Uniti e opportunità emergenti

Fin dall'inizio del genocidio, l'amministrazione statunitense ha sfruttato gli sforzi umanitari come copertura per la sua agenda politica ed i suoi interessi. Per esempio, i lanci di aiuti degli Stati Uniti, in gran parte inefficaci, effettuati in cooperazione con gli stati alleati, sono stati utilizzati per influenzare la percezione pubblica del loro ruolo nel genocidio di Gaza in modo da passare da quella di guerrafondai a quella di fornitori umanitari. Il molo è un altro esempio di questa strategia, e viene utilizzato per mitigare le pressioni interne ed estere derivanti dalle accuse di coinvolgimento degli Stati Uniti con Israele nei bombardamenti, nel far morire di fame e nell'ostruzionismo nel fornire aiuti. Con le elezioni presidenziali che incombono, l'amministrazione Biden sta cercando disperatamente di mascherare la sua complicità facendo in apparenza sforzi umanitari.

La realtà, tuttavia, è che il molo galleggiante è in linea con gli obiettivi politici e militari degli Stati Uniti nella regione e potrebbe segnare l'inizio di una continua presenza militare statunitense nel Mar Mediterraneo orientale. Stabilendo una tale presenza, gli Stati Uniti aumenterebbero il loro controllo sui passaggi marittimi nel bel mezzo delle crescenti tensioni sulla sicurezza nel Mar Rosso, derivanti dagli attacchi degli Houthi alle navi commerciali con collegamenti con il regime israeliano o gli Stati Uniti. Se efficace, il molo potrebbe anche essere utilizzato come linea logistica e di rifornimento militare permanente per la base militare statunitense recentemente ampliata nel deserto del Naqab, stabilendo ulteriormente una presenza significativa e strategica degli Stati Uniti.

Aggirando ogni valico di terra a Gaza, il molo galleggiante aggira anche la supervisione di Hamas e marginalizza ulteriormente il suo ruolo di governo nell'amministrazione degli aiuti  CONDIVIDI SU X

Allo stesso modo, il settore privato degli Stati Uniti sta cogliendo l'opportunità di trarre profitto dalle sofferenze palestinesi a Gaza. Ciò è più chiaramente evidente dall'emergere della società privata Fogbow. Guidata da un gruppo di ex funzionari militari statunitensi, ufficiali della CIA e personale diplomatico, Fogbow è stata fondata nel 2022, ma il suo primo progetto è la proposta di affittare chiatte alle agenzie governative per la consegna di forniture umanitarie a Gaza. I funzionari di Fogbow hanno confermato che stanno progettando di utilizzare il molo degli Stati Uniti per facilitare gli aiuti a Gaza, e alcuni hanno ipotizzato che l'esercito americano potrebbe ad un certo punto consegnare le operazioni del molo all'azienda. Inoltre, l'azienda è attualmente impegnata in intensi colloqui con importanti uomini d'affari palestinesi al di fuori di Gaza, tra cui Bashar Masri, per esplorare opportunità di cooperazione per lo stoccaggio e la distribuzione di aiuti a Gaza. Se attuato, il piano di Fogbow potrebbe di conseguenza ridefinire le relazioni economiche tra Gaza e la Cisgiordania.

Emarginazione degli avversari

L'operazione del molo galleggiante, non serve solo gli interessi degli Stati Uniti. In effetti, i media israeliani hanno riferito nel marzo 2024 che il concetto stesso del molo è stato concepito per la prima volta dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla fine di ottobre 2023. Nonostante il ruolo degli Stati Uniti nel guidare l'attuale progetto del molo, vale la pena ricordare che il governo israeliano ha promosso un'iniziativa simile anni fa sotto forma di un'isola galleggiante al largo della costa di Gaza. Non dissimile dall'attuale molo, l'isola è stata proposta come mezzo per facilitare la consegna di aiuti umanitari senza l'uso di valichi di terra stabiliti. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che i funzionari israeliani abbiano accolto con favore il recente progetto finanziato dagli Stati Uniti, incluso il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che ha dichiarato che il molo avrebbe contribuito a "portare avanti il crollo del governo di Hamas a Gaza".

Vale la pena sottolineare questo punto: aggirando ogni valico terrestre a Gaza, il molo galleggiante aggira anche la supervisione di Hamas e marginalizza ulteriormente il suo ruolo di governo nell'amministrazione degli aiuti. In tal modo, come suggerisce Gallant, Israele conta sul molo per accelerare l'impotenza del movimento. Lo stesso si può dire per il ruolo dell'UNRWA, che rimane esclusa dal progetto del molo e che Israele ha a lungo cercato di indebolire. L'improvvisa presenza e il coinvolgimento di organizzazioni ben finanziate come World Central Kitchen e Fogbow, insieme al WFP e all'USAID, alimentano la falsa idea che l'UNRWA sia sostituibile. L'Egitto, nel suo ruolo di arbitro primario degli aiuti a Gaza attraverso il valico di Rafah, è un terzo attore messo da parte dal molo galleggiante; la situazione si è solo aggravata da quando Israele ha occupato Rafah, compreso il valico, nell'aprile 2024.

Tale emarginazione degli attori chiave aiuta Israele a gettare le basi per un riordino di Gaza. In effetti, la posizione del molo alla fine del corridoio di Netzarim non è casuale. L'esercito israeliano ha iniziato la costruzione della strada, nota anche come Route 749, nell'ottobre 2023 e ha completato il suo tratto fino al mare nel marzo 2024. Appena due mesi dopo, il molo è stato sviluppato e posizionato al suo posto. Di conseguenza, la posizione del molo galleggiante al timone della linea di demarcazione di Israele attraverso Gaza suggerisce un futuro ruolo di influenza dell'esercito israeliano nella distribuzione degli aiuti, dove l'assistenza potrebbe diventare uno strumento per il controllo a lungo termine sulla popolazione di Gaza.

Questa funzione si inserisce perfettamente nei piani a lungo termine di Israele per il territorio, che includono la chiusura completa del valico di Rafah, la fine delle operazioni dell'UNRWA e un rimpasto della leadership amministrativa locale. Una strategia nota soprattutto per quest'ultimo aspetto che include il potere delle tribù locali di Gaza di riprodurre il modello della "lega dei villaggi", precedentemente implementato in Cisgiordania durante gli anni '70. Queste leghe dovrebbero gestire gli affari interni di Gaza e supervisionare la distribuzione degli aiuti umanitari, sotto gli auspici di Israele. L'approccio cerca di creare un'ondata di caos e divisione interna che cementerebbe lo stato di separazione politica tra Gaza e la Cisgiordania occupata.

Il futuro di Netanyahu: Gaza 2035 e l'IMEC

Ulteriori dettagli sui piani israeliani per il futuro di Gaza sono stati svelati nel maggio 2024, con la fuga di notizie sul piano generale "Gaza 2035" di Netanyahu. Oltre ai già citati elementi militari e di governance, Gaza 2035 prevede di inserire il territorio nei più ampi piani di Israele per semplificare le sue relazioni in tutta la regione attraverso lo sviluppo tecnico-economico e lo sfruttamento delle risorse naturali palestinesi, in particolare le riserve di gas di Gaza.

Anche se presumibilmente di natura temporanea, il molo serve come rappresentazione dei piani molto più grandi e insidiosi degli Stati Uniti e di Israele per Gaza CONDIVIDI SU X

Un elemento chiave di questo è la creazione di una linea ferroviaria ad alta velocità che attraversa l'Arabia Saudita e collega i passeggeri a Gaza e all'Egitto o a Tel Aviv e Haifa. È importante sottolineare che Haifa funge da porto principale per il previsto Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), progettato per competere con il corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC) che attraversa l'Asia centrale. Il nuovo IMEC è stato annunciato al vertice del G20 di Nuova Delhi del 2023 e stabilisce rotte commerciali e una rete di porti marittimi dall'India agli Emirati Arabi Uniti attraverso il Mar Arabico. La ferrovia delineata nel piano Gaza 2035 servirà come collegamento terrestre centrale dal Golfo al Mar Mediterraneo come parte di questa iniziativa, in cui Israele giocherà un ruolo centrale.

Sia per Israele che per gli Stati Uniti, l'IMEC crea un'opportunità per contrastare l'influenza dell'Iran e dei suoi alleati, presentando anche una sfida formidabile alla Belt and Road Initiative della Cina, che ha ampliato l'influenza di quest'ultima nella regione del Mediterraneo. Inoltre, l'IMEC aiuta a integrare ulteriormente Israele nella regione con il pretesto della "pace economica" in un contesto di crescente slancio per normalizzare le relazioni tra Israele e Arabia Saudita nel quadro degli Accordi di Abramo.

L'IMEC è stato accolto con entusiasmo in Israele ed è stato elogiato da Netanyahu come un percorso significativo verso la trasformazione di Israele in un hub per l'economia globale e gli sviluppi tecnologici avanzati. Per i paesi arabi del Golfo, il progetto è visto come un preambolo all'espansione della loro influenza economica e geopolitica. Mentre gli eventi del 7 ottobre e il genocidio in corso a Gaza hanno presumibilmente fermato il progetto, dall’altra parte, mentre le parti coinvolte parlano di sfide alla sicurezza, il piano Gaza 2035 di Netanyahu segnala il suo silenzioso avanzamento.

Conclusione

Il progetto del molo galleggiante deve quindi essere collocato all'interno della più ampia e complessa geopolitica mutevole della regione. Anche se presumibilmente di natura temporanea, il molo serve come rappresentazione dei piani molto più grandi e insidiosi degli Stati Uniti e di Israele riguardo a Gaza. Al loro interno, è probabile che il molo possa fungere da strumento vitale per sostenere la vita quotidiana dei palestinesi a Gaza, indipendentemente da qualsiasi leadership palestinese, e come mezzo sia per gli Stati Uniti che per Israele per continuare a eludere le responsabilità politiche.

In effetti, il molo rappresenta il pensiero a lungo termine di Israele su una presenza permanente a Gaza e sul ruolo che prevede per Gaza di funzionare  da collegamento chiave tra Israele e il resto della regione. Anche se apparentemente uno strumento umanitario a breve termine, queste osservazioni hanno dimostrato il modo in cui il molo si inserisce nei piani israeliani per emarginare i suoi avversari e approfondire le alleanze, il tutto offrendo agli Stati Uniti una copertura politica per la loro continua complicità. Così, anche se il molo stesso venisse smantellato nel prossimo futuro, come alcuni rapporti indicano che potrebbe accadere, rimane senza dubbio un'indicazione che gli Stati Uniti e Israele stanno portando avanti a tutta velocità le loro strategie per Gaza e per la Palestina nel suo complesso, senza preoccuparsi dei palestinesi stessi.

Salman Al-Zurai'i

Salman Al-Zurai'i è un ricercatore e analista politico con sede a Gaza. Ha conseguito una laurea in scienze politiche presso l'Università Al-Azhar di Gaza e attualmente lavora come ricercatore e attivista per i diritti umani con l'Osservatorio euromediterraneo dei diritti umani. Al-Zurai'i ha lavorato in precedenza come assistente ricercatore e analista politico presso l'Unità Studi del Dipartimento Palestinese del Lavoro e della Pianificazione a Gaza. I suoi interessi di ricerca si concentrano sulla questione palestinese nella politica internazionale, sul sionismo e sul colonialismo di insediamento, sulle trasformazioni dell'identità palestinese nel contesto del movimento di liberazione nazionale, nonché sulle questioni della giustizia sociale, dei diritti umani e del diritto internazionale.

Mohammed Al-Hafi

Mohammed Al-Hafi è un accademico palestinese e ricercatore di politica internazionale con sede a Gaza. È direttore dell'Unità Studi presso il Dipartimento Palestinese del Lavoro e della Pianificazione. Ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia politica presso l'Università di Alessandria nel 2013 e ha pubblicato numerosi studi e ricerche.

The Floating Gaza Pier: A Symbol of Future Colonial Plans | Al-Shabaka

Traduzione a cura di Associazione di Amicizia Italo-Palestinese