Israele ha una lunga storia di violazioni degli accordi e attualmente sta violando gli accordi di cessate il fuoco sia in Siria che in Libano e, ora anche a Gaza. I principali media occidentali descrivono sempre Israele come l'eterna vittima.
di Robert Inlakesh
The Palestine Chronicle, 21.20.2025
Dopo aver violato quotidianamente il cessate il fuoco a Gaza sin dalla sua entrata in vigore, uccidendo decine di civili, questa domenica Israele ha deciso di abbandonare temporaneamente l'accordo, per poi decidere di reintrodurlo. Nonostante l'intero incidente sia stato orchestrato da Israele, i media occidentali hanno etichettato le violazioni israeliane come un “test”.
Questa domenica sono improvvisamente emerse notizie secondo cui un gruppo di soldati israeliani era stato vittima di un'imboscata da parte di combattenti palestinesi a Rafah, situata dietro quella che viene chiamata la “Linea Gialla”, da cui l'esercito israeliano si rifiuta di ritirarsi. L'incidente ha quasi immediatamente spinto Israele a lanciare una nuova ondata di intensi raid aerei sull'enclave costiera assediata.
In totale, è stato dichiarato che sono stati compiuti almeno 100 attacchi aerei contro Gaza. Walla News e altri media israeliani hanno riportato il “collasso” del cessate il fuoco, sostenendo che l'esercito di occupazione ha deciso di attaccare le infrastrutture dei tunnel, rimaste intatte durante i due anni di genocidio.
Lunedì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è vantato di aver sganciato “153 tonnellate di bombe” su diversi siti di Gaza, bombe che hanno ucciso almeno 44 civili. Ha anche annunciato la chiusura di tutti i punti di accesso al territorio assediato e il blocco totale degli aiuti umanitari, prima di revocare improvvisamente queste misure. Tutto questo presumibilmente in risposta alla morte di due soldati israeliani.
Tuttavia, nel corso della giornata di domenica erano emerse notizie dal campo che suggerivano un quadro molto diverso da quello presentato da Israele. Inizialmente, Hamas aveva rilasciato una dichiarazione in cui negava qualsiasi coinvolgimento nell'uccisione dei soldati israeliani.
Poi, una serie di giornalisti israeliani, palestinesi e americani, citando ciascuno le proprie fonti, hanno iniziato a riferire che in realtà i due soldati israeliani uccisi erano accidentalmente finiti su un ordigno inesploso. È stato ammesso che almeno altri tre israeliani sono rimasti feriti nell'incidente, uno dei quali in condizioni gravi.
Al momento non è chiaro se l'ordigno inesploso fosse stato riutilizzato come ordigno esplosivo improvvisato e precedentemente abbandonato dai combattenti palestinesi, o se fosse una delle decine di migliaia di bombe inesplose al momento dell'impatto dopo essere state sganciate. Da parte sua, la “censura militare” israeliana ha imposto il silenzio stampa sui resoconti interni dell'incidente, rilasciando solo i nomi dei due soldati uccisi.
Secondo il giornalista palestinese Younis Tirawi, il motivo di una censura così rigida sull'incidente è dovuto al fatto che gli israeliani rimasti feriti non erano militari, ma civili assunti per aiutare a svolgere i lavori di demolizione nella parte di Gaza controllata da Israele. Le autorità israeliane, quindi, vogliono insabbiare la vicenda.
La valutazione di Tirawi, basata sulle sue fonti anonime, risulta coerente con i fatti osservati sul campo.
Sebbene la questione sia stata ampiamente sottovalutata, il Ministero della Difesa israeliano ha arruolato appaltatori privati per aiutare nei lavori di demolizione in quella che in precedenza era conosciuta come la zona cuscinetto di Israele a Gaza. Sono apparsi annunci pubblicitari su Facebook che offrivano a lavoratori israeliani paghe fino a 882 dollari al giorno per guidare un bulldozer e aiutare nei lavori di demolizione. L'esercito sta anche collaborando con aziende israeliane per noleggiare le loro attrezzature pesanti per lo scavo.
Haaretz News ha precedentemente riportato che questa nuova industria della demolizione costa almeno 30 milioni di dollari al mese. In altre parole, considerando che circa 60.000 attività commerciali hanno chiuso i battenti e che l'industria turistica israeliana, specialmente nel nord e nel sud, ha subito un duro colpo, l'industria della demolizione rappresenta un'attività redditizia per molti israeliani.
Se a questo aggiungiamo le prove pubblicate sui social media dai soldati israeliani che continuano a demolire le infrastrutture civili rimaste dalla loro parte della Linea Gialla, è logico che gli appaltatori civili siano ancora utilizzati per eseguire i lavori di demolizione. Evidentemente, ciò rappresenta non solo una violazione del cessate il fuoco, di cui l'ufficio stampa del governo di Gaza ha segnalato finora 80 casi, ma anche una delicata questione interna, visto che l'esercito israeliano sta pagando un'indennità di rischio ai propri stessi cittadini per svolgere operazioni che mettono in pericolo la loro vita.
Ciononostante, la versione israeliana rimane quella secondo cui Hamas sarebbe responsabile dell'incidente e che Israele avrebbe “risposto”, nonostante i media israeliani abbiano ammesso che Israele è stato il primo a violare l'accordo di cessate il fuoco. Per quanto riguarda le affermazioni dell'esercito israeliano secondo cui avrebbe colpito infrastrutture di tunnel che non aveva preso di mira nei due anni precedenti, non ci sono prove a sostegno di ciò e la cosa sembra quantomeno improbabile.
Inoltre, il ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben Gvir, ha parlato con Channel 14 News per sostenere l'idea di “aprire le porte dell'inferno” su Gaza dopo aver ricevuto le ultime salme dei prigionieri. Ciò è in linea con la retorica di vari altri funzionari che vedono il ritorno dei loro prigionieri da Gaza come un via libera per colpire il territorio costiero assediato con più forza che mai.
Nel frattempo, i principali media occidentali hanno dimostrato ancora una volta di non essere altro che un contingente di stenografi al servizio dei loro ricchi finanziatori sionisti e del ministero degli Esteri israeliano. L'Associated Press ha persino pubblicato un articolo intitolato “Israele attacca Gaza nel primo grande esame del cessate il fuoco”.
Sebbene questo possa essere semplicemente ignorato dopo due anni di notizie altrettanto atroci sul genocidio di Gaza da parte di tutti i media mainstream, è importante continuare a sottolineare il doppio standard razzista utilizzato. L'Associated Press deve essere costretta a rispondere delle sue notizie terribilmente faziose.
I soldati israeliani non avrebbero dovuto demolire le infrastrutture civili palestinesi durante il cessate il fuoco. Se non avessero continuato a ordinare ai propri soldati di svolgere tali missioni e avessero realmente rispettato il cessate il fuoco, due dei loro uomini non sarebbero morti. Quindi, sapendo benissimo che Hamas non aveva ordinato alcun attacco, ha proceduto a violare il cessate il fuoco in modo grave, cosa che i media israeliani hanno interpretato come un ritorno alla guerra stessa. Non si tratta di un “test”.
Queste violazioni del cessate il fuoco a Gaza non dovrebbero sorprendere. Dopo tutto, Israele ha commesso oltre 5.000 violazioni del suo accordo di cessate il fuoco con il Libano e ha iniziato a violarlo fin dal primo giorno in cui è stato adottato dalla parte libanese.
Ora, a quasi un anno di distanza, Israele si rifiuta di lasciare il sud del Libano, decidendo invece di espandere la zona che occupa illegalmente. Anche nella vicina Siria ha abbandonato il precedente accordo di cessate il fuoco e attualmente continua ad occupare ulteriori territori.
Sebbene sia i media palestinesi che quelli israeliani abbiano evidenti pregiudizi – inerenti a tutti i media, poiché l'obiettività non è uno standard possibile – i media occidentali sono un caso a sé stante in termini di inganno del pubblico.
Questi media non rappresentano né la prospettiva palestinese né quella israeliana. Curano una rappresentazione fittizia di ciò che sta accadendo, che è distorta per ingannare deliberatamente il pubblico occidentale, pubblicando contenuti su misura per convincerlo che Israele ha ragione.
Questi media presentano Israele sia come vittima eterna, sia come eroe. In questa opera di finzione collettiva, che rappresenta un universo parallelo, questo eroe a volte sbaglia, ma è sempre l'autorità, merita sempre il beneficio del dubbio e non è mai capace di essere l'istigatore della guerra.

Robert Inlakesh è giornalista, scrittore e documentarista. Si occupa principalmente del Medio Oriente, con particolare attenzione alla Palestina. Ha contribuito con questo articolo al Palestine Chronicle.
Traduzione a cura dell'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus, Firenze