Helga Baumgarten - International IV-2024
3. Il Movimento di resistenza islamica, Hamas
Hamas è stato fondato nei territori palestinesi occupati nel 1967 ossia Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania. La prima rivolta nazionale dei palestinesi contro l'occupazione israeliana, 20 anni dopo la disastrosa Guerra di giugno, è iniziata con una manifestazione di protesta a Gaza, organizzata e guidata dai Fratelli Musulmani a Gaza. L'occasione è stata un incidente stradale, probabilmente provocato, in cui un camion israeliano aveva investito un taxi che trasportava braccianti palestinesi da Israele a Gaza. Quattro dei lavoratori furono uccisi.
Nel giro di un giorno, la rivolta si è diffusa da Gaza a Gerusalemme e in tutta la Cisgiordania.
La leadership dei Fratelli Musulmani di Gaza, guidata dallo sceicco Ahmad Yassin, fondò Hamas. il giorno seguente. Il nome Hamas compare per la prima volta nel febbraio 1988.
Questa rivolta, l'Intifada, con la quale i palestinesi si sono letteralmente “scrollati di dosso” l'occupazione, è iniziata come una pacifica rivolta di massa, pienamente sostenuta da tutte le parti in causa, compresa Hamas. Solo la brutale e violentissima repressione dell'intifada da parte dell'esercito israeliano portò a un cambiamento strategico. Hamas intraprese la lotta armata, esclusivamente contro l'esercito di occupazione.
Il secondo cambiamento strategico avvenne nel 1994. Pochi mesi dopo l'avvio del processo di Oslo nel settembre 1993, un colono israeliano, dichiarato oppositore di Oslo, attaccò dei fedeli palestinesi nella moschea di Ibrahim a Hebron e uccise 27 persone. Dopo il periodo di lutto la leadership di Hamas chiese a Israele di fermare tutti gli attacchi contro i civili palestinesi. In cambio, Hamas si impegnò a non attaccare i civili israeliani. Come sempre, Israele respinse l'offerta palestinese e non l'ha prese neppure in considerazione.
Di conseguenza, Hamas riprese i suoi attentati suicidi, che troppo spesso uccisero i civili israeliani, sia a Gerusalemme che in Israele entro i confini del 1967.Solo lo sceicco Ahmed Yassin li fermò dopo il suo rilascio dalla prigionia israeliana nel 1997.
Possiamo anche notare chiari cambiamenti nelle posizioni politiche dei Fratelli Musulmani e di Hamas dal 1987 in poi. Da un lato i Fratelli Musulmani, soprattutto lo sceicco Ahmed Yassin, su iniziativa di Israele, avevano sempre insistito sul ritiro dell'esercito dai territori occupati- come base per i negoziati. Tuttavia, quando l'OLP ad Algeri nel 1988 prese una chiara decisione a favore di una soluzione a due Stati, Hamas espresse la sua categorica opposizione, formulata nella “Carta”. Dalla Carta costitutiva emerge: da un lato la collaborazione con le associazioni di beneficenza le cui risorse garantiscono una serie di servizi sociali e sanitari, d’altro canto da subito “rinunciare a qualsiasi parte della Palestina è come rinunciare a un a parte della religione”. Ma: “La Carta non è il Corano”.
Dopo che Fatah sotto Arafat (e Mahmoud Abbas ha avuto un ruolo centrale) decise di favorire il processo di Oslo, Hamas si oppose con veemenza, con argomentazioni quasi identiche a quelle avanzate, ad esempio, da critici come Edward Said. Con Oslo, Arafat avrebbe rinunciato alle richieste palestinesi più importanti, soprattutto lo smantellamento degli insediamenti e una chiara richiesta per la fine dell'occupazione e il ritiro dell'esercito.
La svolta avvenne in occasione delle elezioni amministrative del 2004/5. Nonostante Oslo (si argomentava che Oslo era morta da tempo, soprattutto a causa della politica israeliana) Hamas decise a favore della partecipazione.
Dopo l'apparente assassinio di Arafat, Hamas lasciò passare le elezioni presidenziali senza un proprio candidato. Tuttavia, partecipò alle elezioni parlamentari del gennaio 2006 e ottenne un'inaspettata e grande vittoria elettorale.
Tragicamente per i palestinesi e per una potenziale trasformazione democratica nei territori occupati dal 1967 il Quartetto, guidato dagli USA, impedì l'istituzione di un governo di unità nazionale proposto da Hamas. Invece, fu sostenuta il Fatah di Mahmoud Abbas e portato a un percorso più violento contro Hamas.
Di conseguenza, si arrivò ad una divisione sia politicamente che geograficamente dei Palestinesi. Da allora, la Striscia di Gaza è governata da Hamas. Il nord colonialista spesso dimentica che Hamas è stato eletto democraticamente. La Cisgiordania con il centro di Ramallah è da allora sotto il governo di Fatah, guidato da Mahmoud Abbas.
Tutti i tentativi di riconciliazione tra Fatah e Hamas, tra Gaza e Ramallah sono stati sistematicamente impediti da Israele e dagli Stati Uniti.
Tuttavia, questo lasciò Hamas nella Striscia di Gaza, non da ultimo a seguito della lunga guerra contro Gaza - soprattutto dal 2006/7 e dal 2008/9 - nessuna alternativa alla resistenza armata contro Israele. Uscire da Gaza, che Israele aveva trasformato nella più grande prigione del mondo, sembrava possibile solo con la forza delle armi. Un ultimo tentativo di evitarlo – con la marcia del ritorno del 2018 alle barriere di Gaza - fu fatto, ma stroncato dall'esercito israeliano brutalmente.
Tutto questo ha portato infine alla violenta evasione da Gaza il 7 ottobre e agli attacchi estremamente brutali non solo non solo contro le postazioni dell'esercito, ma anche contro gli insediamenti israeliani intorno a Gaza, con innumerevoli vittime.
La fine del genocidio a Gaza, con il quale l'esercito israeliano ha risposto al 7 ottobre non è in vista, soprattutto perché non si sono impegnati abbastanza né il governo americano né quelli europei. Fino ad oggi, nessuna sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, della Corte Penale Internazionale o dell'ONU hanno cambiato la situazione.
Analisi e conclusioni
Come nella storia di tutti i movimenti di liberazione nazionale, dal Vietnam a Cuba, dal Sudafrica all'Irlanda/Irlanda del Nord, due aspetti sono di centrale importanza:
1. Quale forma dovrebbe assumere lo Stato che il movimento di liberazione ha creato?
come risultato della liberazione?
2. come dovrebbe essere realizzata la liberazione contro il colonialismo e i regimi di apartheid?
Ad 1: Per il movimento nazionale palestinese dopo il 1948 ci sono due approcci di principio: In primo luogo, l'obiettivo della liberazione non è ancora stato raggiunto.
A tutt'oggi, il sistema di colonizzazione di insediamento israeliano esercita il suo controllo egemone, soprattutto in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, mentre nella Striscia di Gaza è in corso un genocidio.
Subito dopo il 1948, per i palestinesi era ipotizzabile una sola soluzione: La liberazione della Palestina dal neonato Stato di Israele. Questo si rifletteva nei programmi del MNA e di Fatah fino al 1968/69.Nel 1969, i membri di sinistra di Fatah perseguirono un interessante progetto alternativo, vale a dire uno Stato democratico di Palestina nella Palestina storica, in cui tutti gli abitanti, musulmani, ebrei e cristiani, avrebbero dovuto vivere su un piano di parità.
Qui sembra affascinante tracciare un parallelo con il progetto degli anni 20 di Brit Shalom per uno Stato binazionale, sostenuto, tra gli altri, da Martin Buber. Entrambi i progetti sono falliti di fronte all'intransigenza dell’ Israele sionista, che non aveva spazio per i palestinesi.
Un'alternativa un po' diversa si trova in Hamas, che concepisce la Palestina come uno Stato islamico. Secondo loro, solo sotto l'Islam tutti i membri delle diverse religioni che vivono nel Paese, siano essi musulmani, cristiani o ebrei, possono vivere liberamente nel pieno riconoscimento della loro religione.
I sostenitori della soluzione dello Stato unico sono attualmente per uno Stato democratico nella Palestina storica, da Jewish Voice for Peace ai sostenitori palestinesi di questa soluzione, sia nella diaspora che nei territori occupati.
Il modello della soluzione di due Stati risale agli anni Settanta quando Arafat e il suo Fatah erano aperti a questa soluzione. Le ragioni erano, da una parte, la politica egiziana sotto il presidente Anwar al-Sadat e le pressioni dell'Unione Sovietica su Fatah. La soluzione dei due Stati fu accettata ufficialmente dall'OLP alla riunione del Consiglio nazionale ad Algeri nel novembre 1988. Oslo doveva secondo l'interpretazione dell'OLP e della comunità internazionale, andare nella stessa direzione.
Tuttavia, Israele e il colonialismo di insediamenti israeliano hanno impedito con successo questa soluzione fino ad oggi.
Ad 2: Mentre i nazionalisti arabi immaginavano la liberazione della Palestina solo attraverso una nazione araba unita (a partire dalla metà degli anni Cinquanta dalla metà degli anni Cinquanta sotto la guida di Gamal Abdel Nasser), Fatah sotto Yasir Arafat intraprese il cammino che tutti i movimenti di liberazione del mondo avevano intrapreso: Operazioni armate contro Israele.
Mentre la battaglia di Karama portò a successi isolati, più politici e organizzativi che militari, l'approccio di Fatah fallì. Tuttavia, va notato che -in differenza coi Viet Cong per esempio- la lotta armata fu sempre e solo condotta in modo molto selettivo e con l'approccio delle “punzecchiature di spillo”.
Con Oslo, Fatah e con essa l'OLP hanno rinunciato alla lotta armata. Il successore di Arafat, Mahmoud Abbas, ha perseguito questo percorso fino ad oggi, imperterrito da tutte le critiche e da tutti i fallimenti. La società palestinese lo critica per la sua politica di collaborazione con l'occupazione israeliana, la “cooperazione per la sicurezza”, non per la sua adesione alla resistenza nonviolenta.
Al contrario, Hamas ha intrapreso la resistenza armata contro l'occupazione solo dopo la brutale soppressione della resistenza civile nella prima Intifada. Inizialmente i suoi attacchi erano diretti esclusivamente contro l'esercito di occupazione. Solo dopo il massacro di Hebron, nel 1994, ha iniziato a attaccare anche i civili israeliani, soprattutto negli attacchi suicidi, dal 1994 al 1997 e dal 2001 al 2003.
La resistenza politica e civile, soprattutto da Gaza, è stata accolta da Israele con la violenza massiccia da parte dell'esercito e con sempre nuove guerre contro Gaza.
È solo in questo contesto è successo il 7 ottobre. Israele ha risposto all'attacco di Hamas, in cui esso si è reso anche colpevole di crimini di guerra, con un genocidio, proseguito senza sosta da mesi.
Ad oggi, il controllo egemonico di Israele sul territorio rimane inalterato. Tuttavia, Israele è diventato sempre più uno Stato paria in tutto il mondo. Il sostegno alla liberazione dei Palestinesi e per la fine del sistema del colonialismo di insediamento israeliano ha ormai assunto proporzioni come il sostegno al Vietnam o alla lotta contro l'apartheid in Sudafrica.
Helga Baumgarten è professore emerita di scienze politiche all’università di Bir Zeit
International IV-Settembre 2024
Traduzione: Leonhard Schaefer