B'Tselem al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: per il governo israeliano l'occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana

B'Tselem al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: per il governo israeliano l'occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana

 

B'tselem, 5 settembre 2024

Domenica ci siamo svegliati con la notizia che sei ostaggi israeliani sono stati giustiziati da Hamas, poco prima che i soldati li raggiungessero in un tunnel a Gaza. Altri sei, che si aggiungono alle decine di migliaia di persone in questa terra che non avrebbero dovuto morire nell'ultimo anno. Durante questa settimana, centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza. Si sentono arrabbiati, disperati e traditi dal loro governo. Hanno capito, forse per la prima volta, che il governo israeliano non vuole restituire gli ostaggi in un accordo, ma continuare la guerra a tempo indeterminato. Hanno capito che l'occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana - e non solo dei palestinesi”, ha dichiarato la direttrice esecutiva di B'Tselem Yuli Novak, intervenuta ieri sera (mercoledì) al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. B'Tselem - il Centro d'informazione israeliano per i diritti umani nei territori occupati - è stato invitato dal Presidente sloveno del Consiglio di Sicurezza a fornire un'analisi esperta dello stato dei diritti umani in Israele/Palestina dopo la guerra.

Novak ha aggiunto: “Dall'attacco criminale condotto da Hamas il 7 ottobre, io e tutti gli israeliani che conosco viviamo in una profonda ansia. Il governo sta cinicamente sfruttando il nostro trauma collettivo per portare avanti con la violenza il suo progetto di consolidare il controllo israeliano sull'intera terra. Per farlo, sta conducendo una guerra contro l'intero popolo palestinese, commettendo anche crimini di guerra quasi quotidianamente”.

Nel video si può ascoltare il discorso della direttrice esecutiva di B'Tselem Yuli Novak al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in occasione della riunione del 4 settembre 2024 sulla situazione a Gaza e in Cisgiordania. Il discorso è in lingua inglse, la traduzione in italiano a cura di AssoPacePalestina è riportata qui sotto

 

 

Spettabili Membri del Consiglio di Sicurezza, 

è un onore parlare oggi al Consiglio di Sicurezza e ringrazio la Presidenza slovena per avermi dato l’opportunità di illustrarvi lo stato dei diritti umani in Israele/Palestina in questo momento.

Domenica 1° settembre ci siamo svegliati con la notizia che sei ostaggi israeliani erano stati giustiziati da Hamas, poco prima che i soldati li raggiungessero in un tunnel a Gaza. Altre sei persone, che si aggiungono alle decine di migliaia di esseri umani che non avrebbero dovuto morire nell’ultimo anno in questa terra.

Durante questa settimana, centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza. Si sentono arrabbiati, disperati e traditi dal loro governo. Hanno capito, forse per la prima volta, che il governo israeliano non vuole la restituzione degli ostaggi mediante un accordo, ma vuole continuare la guerra a tempo indeterminato.

Hanno capito che per i loro governanti l’occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana – e non solo quella dei palestinesi.

Per comprendere la condotta criminale del governo israeliano negli ultimi undici mesi, bisogna capire l’obiettivo generale del regime. Sin dalla fondazione di Israele, la logica fondamentale del suo regime è stata quella di promuovere la supremazia ebraica su tutto il territorio sotto il suo controllo. Questo è stato sancito come principio costituzionale sei anni fa. Le linee guida dell’attuale governo (Legge Fondamentale 2018) affermano che: “Il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e indiscutibile a tutte le parti della Terra di Israele”.

Nell’attacco criminale guidato da Hamas il 7 ottobre, sono stati uccisi 1200 israeliani e 250 sono stati presi in ostaggio. Da quel giorno, io e tutti gli israeliani che conosco viviamo in una profonda paura. Il Governo sta sfruttando cinicamente il nostro trauma collettivo per portare avanti con violenza il suo progetto di consolidare il controllo israeliano su tutta la terra. Per farlo, sta conducendo una guerra contro l’intero popolo palestinese, commettendo crimini di guerra quasi quotidianamente.

A Gaza, questo ha assunto la forma di espulsioni, fame, uccisioni e distruzioni su una scala senza precedenti.

Questo va oltre la vendetta: Israele sta sfruttando l’opportunità di promuovere un programma ideologico: rendere Gaza inabitabile.

Come questo Consiglio è stato ripetutamente informato, gran parte delle case e delle infrastrutture di Gaza sono state completamente distrutte. Scacciando i palestinesi da intere aree e sfollando milioni di persone, Israele sta gettando le basi per un controllo a lungo termine di Gaza, che potrebbe portare a ristabilirvi gli insediamenti israeliani.

In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, il governo sta sfruttando le circostanze per creare cambiamenti irreversibili. Da ottobre, le forze israeliane hanno ucciso 640 palestinesi, di cui almeno 140 minori. I coloni attaccano i palestinesi e compiono pogrom in pieno giorno, con il sostegno del governo. Finora sono riusciti a cacciare 19 comunità dalle loro case.

Recentemente, l’esercito ha lanciato un’enorme operazione per danneggiare le infrastrutture che servono centinaia di migliaia di persone nel nord della Cisgiordania.

La comunità internazionale non ha fermato la politica criminale di Israele di danneggiare massicciamente i civili e le infrastrutture civili a Gaza. Ora, questa politica si sta riversando in Cisgiordania.

Nel frattempo, i cittadini palestinesi di Israele stanno subendo una soppressione quasi totale della loro libertà di espressione e di protesta, con centinaia di arresti.

La guerra contro i palestinesi avviene anche all’interno delle carceri. Da ottobre, Israele ha arrestato migliaia di palestinesi e li ha detenuti in condizioni disumane. Il mese scorso, noi di B’Tselem abbiamo pubblicato un rapporto intitolato “Welcome to Hell” (Benvenuti all’inferno), in cui abbiamo scoperto un modello scioccante di abusi che equivale alla tortura. Il governo ha sfruttato la guerra per trasformare le prigioni israeliane in una rete di campi di tortura per i palestinesi.

Questa violenza è possibile perché Israele ha goduto dell’impunità per decenni, permettendogli di portare avanti le sue politiche, quasi senza interruzioni.

Finché questa impunità continuerà, le uccisioni e le distruzioni continueranno e si espanderanno ovunque e la paura continuerà a dominare la terra.

La comunità internazionale è venuta meno al suo dovere di proteggere i civili. Quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza non hanno portato a un cessate il fuoco duraturo o alla liberazione degli ostaggi. Il rischio di un’escalation regionale è cresciuto. Gli sforzi diplomatici non hanno fermato l’uccisione di massa di civili e il disastro umanitario a Gaza.

Il Consiglio deve riconoscere questo fallimento e intraprendere un’azione efficace per costringere Israele e Hamas a cessare immediatamente e definitivamente tutte le ostilità.

Ma la de-escalation è solo il primo passo.

È ora che il Consiglio si confronti con il parere della Corte Internazionale di Giustizia sull’illegalità dell’intero progetto di occupazione e di insediamento di Israele.

Ogni giorno in cui il Consiglio non agisce in base alla richiesta della Corte di porre fine all’occupazione e all’apartheid, è un altro giorno in cui abbandonate tutti noi, tutte le persone che soffrono e muoiono inutilmente sotto questo regime crudele e ingiusto.

Grazie.

 

 

B'Tselem al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: per il governo israeliano l'occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana
Watch the video

 

B'tselem, 5 settembre 2024

Domenica ci siamo svegliati con la notizia che sei ostaggi israeliani sono stati giustiziati da Hamas, poco prima che i soldati li raggiungessero in un tunnel a Gaza. Altri sei, che si aggiungono alle decine di migliaia di persone in questa terra che non avrebbero dovuto morire nell'ultimo anno. Durante questa settimana, centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza. Si sentono arrabbiati, disperati e traditi dal loro governo. Hanno capito, forse per la prima volta, che il governo israeliano non vuole restituire gli ostaggi in un accordo, ma continuare la guerra a tempo indeterminato. Hanno capito che l'occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana - e non solo dei palestinesi”, ha dichiarato la direttrice esecutiva di B'Tselem Yuli Novak, intervenuta ieri sera (mercoledì) al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. B'Tselem - il Centro d'informazione israeliano per i diritti umani nei territori occupati - è stato invitato dal Presidente sloveno del Consiglio di Sicurezza a fornire un'analisi esperta dello stato dei diritti umani in Israele/Palestina dopo la guerra.

Novak ha aggiunto: “Dall'attacco criminale condotto da Hamas il 7 ottobre, io e tutti gli israeliani che conosco viviamo in una profonda ansia. Il governo sta cinicamente sfruttando il nostro trauma collettivo per portare avanti con la violenza il suo progetto di consolidare il controllo israeliano sull'intera terra. Per farlo, sta conducendo una guerra contro l'intero popolo palestinese, commettendo anche crimini di guerra quasi quotidianamente”.

Nel video si può ascoltare il discorso della direttrice esecutiva di B'Tselem Yuli Novak al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in occasione della riunione del 4 settembre 2024 sulla situazione a Gaza e in Cisgiordania. Il discorso è in lingua inglse, la traduzione in italiano a cura di AssoPacePalestina è riportata qui sotto

 

 

Spettabili Membri del Consiglio di Sicurezza, 

è un onore parlare oggi al Consiglio di Sicurezza e ringrazio la Presidenza slovena per avermi dato l’opportunità di illustrarvi lo stato dei diritti umani in Israele/Palestina in questo momento.

Domenica 1° settembre ci siamo svegliati con la notizia che sei ostaggi israeliani erano stati giustiziati da Hamas, poco prima che i soldati li raggiungessero in un tunnel a Gaza. Altre sei persone, che si aggiungono alle decine di migliaia di esseri umani che non avrebbero dovuto morire nell’ultimo anno in questa terra.

Durante questa settimana, centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza. Si sentono arrabbiati, disperati e traditi dal loro governo. Hanno capito, forse per la prima volta, che il governo israeliano non vuole la restituzione degli ostaggi mediante un accordo, ma vuole continuare la guerra a tempo indeterminato.

Hanno capito che per i loro governanti l’occupazione e gli insediamenti contano più della vita umana – e non solo quella dei palestinesi.

Per comprendere la condotta criminale del governo israeliano negli ultimi undici mesi, bisogna capire l’obiettivo generale del regime. Sin dalla fondazione di Israele, la logica fondamentale del suo regime è stata quella di promuovere la supremazia ebraica su tutto il territorio sotto il suo controllo. Questo è stato sancito come principio costituzionale sei anni fa. Le linee guida dell’attuale governo (Legge Fondamentale 2018) affermano che: “Il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e indiscutibile a tutte le parti della Terra di Israele”.

Nell’attacco criminale guidato da Hamas il 7 ottobre, sono stati uccisi 1200 israeliani e 250 sono stati presi in ostaggio. Da quel giorno, io e tutti gli israeliani che conosco viviamo in una profonda paura. Il Governo sta sfruttando cinicamente il nostro trauma collettivo per portare avanti con violenza il suo progetto di consolidare il controllo israeliano su tutta la terra. Per farlo, sta conducendo una guerra contro l’intero popolo palestinese, commettendo crimini di guerra quasi quotidianamente.

A Gaza, questo ha assunto la forma di espulsioni, fame, uccisioni e distruzioni su una scala senza precedenti.

Questo va oltre la vendetta: Israele sta sfruttando l’opportunità di promuovere un programma ideologico: rendere Gaza inabitabile.

Come questo Consiglio è stato ripetutamente informato, gran parte delle case e delle infrastrutture di Gaza sono state completamente distrutte. Scacciando i palestinesi da intere aree e sfollando milioni di persone, Israele sta gettando le basi per un controllo a lungo termine di Gaza, che potrebbe portare a ristabilirvi gli insediamenti israeliani.

In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, il governo sta sfruttando le circostanze per creare cambiamenti irreversibili. Da ottobre, le forze israeliane hanno ucciso 640 palestinesi, di cui almeno 140 minori. I coloni attaccano i palestinesi e compiono pogrom in pieno giorno, con il sostegno del governo. Finora sono riusciti a cacciare 19 comunità dalle loro case.

Recentemente, l’esercito ha lanciato un’enorme operazione per danneggiare le infrastrutture che servono centinaia di migliaia di persone nel nord della Cisgiordania.

La comunità internazionale non ha fermato la politica criminale di Israele di danneggiare massicciamente i civili e le infrastrutture civili a Gaza. Ora, questa politica si sta riversando in Cisgiordania.

Nel frattempo, i cittadini palestinesi di Israele stanno subendo una soppressione quasi totale della loro libertà di espressione e di protesta, con centinaia di arresti.

La guerra contro i palestinesi avviene anche all’interno delle carceri. Da ottobre, Israele ha arrestato migliaia di palestinesi e li ha detenuti in condizioni disumane. Il mese scorso, noi di B’Tselem abbiamo pubblicato un rapporto intitolato “Welcome to Hell” (Benvenuti all’inferno), in cui abbiamo scoperto un modello scioccante di abusi che equivale alla tortura. Il governo ha sfruttato la guerra per trasformare le prigioni israeliane in una rete di campi di tortura per i palestinesi.

Questa violenza è possibile perché Israele ha goduto dell’impunità per decenni, permettendogli di portare avanti le sue politiche, quasi senza interruzioni.

Finché questa impunità continuerà, le uccisioni e le distruzioni continueranno e si espanderanno ovunque e la paura continuerà a dominare la terra.

La comunità internazionale è venuta meno al suo dovere di proteggere i civili. Quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza non hanno portato a un cessate il fuoco duraturo o alla liberazione degli ostaggi. Il rischio di un’escalation regionale è cresciuto. Gli sforzi diplomatici non hanno fermato l’uccisione di massa di civili e il disastro umanitario a Gaza.

Il Consiglio deve riconoscere questo fallimento e intraprendere un’azione efficace per costringere Israele e Hamas a cessare immediatamente e definitivamente tutte le ostilità.

Ma la de-escalation è solo il primo passo.

È ora che il Consiglio si confronti con il parere della Corte Internazionale di Giustizia sull’illegalità dell’intero progetto di occupazione e di insediamento di Israele.

Ogni giorno in cui il Consiglio non agisce in base alla richiesta della Corte di porre fine all’occupazione e all’apartheid, è un altro giorno in cui abbandonate tutti noi, tutte le persone che soffrono e muoiono inutilmente sotto questo regime crudele e ingiusto.

Grazie.