Nessuno dei nostri deve arrivare a Gaza

Israele ordinò di sparare anche a soldati e civili per evitare che diventassero ostaggi di Hamas

"Nessuno dei nostri deve arrivare a Gaza". Israele ordinò di sparare anche a soldati e civili per evitare che diventassero ostaggi di Hamas - Il Fatto Quotidiano

BIBI HANNIBAL – Scoop del quotidiano israeliano Haaretz: durante gli attacchi palestinesi del 7 ottobre scorso, Tel Aviv ha attivato la cosiddetta Procedura Hannibal che prevede di sparare per uccidere, anche ai propri soldati e concittadini presi in ostaggio

di F. Q. | 7 LUGLIO 2024

Sparare per uccidere, anche i propri soldati e gli ostaggi: “Nessun veicolo deve poter tornare a Gaza”. La chiamano “Procedura Hannibal” e l’esercito israeliano la conosce bene. Secondo Haaretz, questa è stata attivata anche il 7 ottobre, mentre l’attacco di Hamas era in corso e i miliziani del partito armato palestinese tentavano di tornare nella Striscia portando con sé il più alto numero di militari delle Idf e civili israeliani possibile. L’obiettivo della procedura è semplice ed efficace quanto spietato: evitare la cattura di soldati, dai quali si possono estorcere informazioni, e di civili, che possono diventare merce di scambio per il nemico. Anche a costo di doverli uccidere.

Il nome dato alla procedura può inizialmente rimandare al nome del grande condottiero cartaginese Annibale, ma se si pensa in cosa consiste l’ordine scattato nelle ore immediatamente successive all’attacco di Hamas in Israele, appare chiaro che il riferimento è al celebre film con Anthony Hopkins, Hannibal Lecter, nel quale interpretava un cannibale. Come lui, anche l’operazione prevede di uccidere propri simili, in questo caso per evitare che siano catturati dal nemico.

Le rivelazioni del quotidiano israeliano, che seguono denunce già fatte sia dalla tv panaraba al-Jazeera sia da alcuni sopravvissuti che raccontavano degli spari delle Idf contro gli ostaggi, si basano su documenti ottenuti da Haaretz e da testimonianze raccolte all’interno dell’esercito da alti e medi gradi. A dare questi ordini, dicono, sono stati la Divisione di Gaza, il Comando Sud e lo Stato Maggiore Generale dell’IDF fino al pomeriggio del 7 ottobre, giorno in cui è avvenuto il blitz di Hamas che ha provocato circa 1.200 vittime. Ciò dimostra anche la larga diffusione di tale procedura tra i ranghi dell’esercito.

Nella ricostruzione fatta da Haaretz si legge che alle 6.43 del mattino del 7 ottobre i primi spari dei miliziani nella Striscia hanno portato il generale di brigata Avi Rosenfeld a far scattare l’allarme: “I Filistei hanno invaso”. Un’allerta che trasferisce nelle mani dei militari la possibilità di agire oltre le sue solite competenze, anche avviando un conflitto a fuoco pesante con il nemico in territorio israeliano. Non è chiaro, secondo le fonti sentite, chi sia stato però a far scattare la “Procedura Hannibal”. Anche perché, raccontano le fonti, in quelle ore tra gli alti gradi militari imperversava il caos: “Tutti erano scioccati dal numero di terroristi che erano penetrati nella base. Anche nei nostri peggiori incubi non avevamo piani per un simile attacco. Nessuno aveva la minima idea del numero di persone rapite o di dove fossero le forze armate. C’era un’isteria pazzesca, con decisioni prese senza alcuna informazione verificata”.

Poco dopo, però, arriva il primo ordine. Alle 7.18, dopo i primi rapimenti registrati al valico di Erez, dal quartier generale della divisione locale dicono: “Annibale a Erez, invia uno Zik”. Quest’ultimo è un drone armato senza pilota, evidentemente usato per colpire i mezzi di ritorno nella Striscia con gli ostaggi.

L’ordine si è ripetuto più volte, nel corso della giornata, a Erez. Ma non solo. Secondo Haaretz la procedura è stata avviata anche alla base militare di Re’im, dove si trova il quartier generale della divisione, e all’avamposto di Nahal Oz dove si trovavano le avvistatrici. Ciò non ha impedito il rapimento di sette di loro o l’uccisione di altri 15 osservatori e 38 soldati. La decisione di condurre attacchi all’interno degli avamposti, ha poi spiegato un alto funzionario della difesa, perseguiterà i comandanti per tutta la vita: “Chiunque abbia preso una decisione del genere sapeva che anche i nostri combattenti nella zona avrebbero potuto essere colpiti”. Ma tali attacchi hanno avuto luogo, a quanto pare, non solo all’interno di avamposti o basi. Alle 10.32 viene emesso l’ordine per tutti i battaglioni della zona di sparare colpi di mortaio in direzione della Striscia di Gaza. Discussioni interne all’esercito hanno rilevato che quest’ordine, attribuito a Rosenfeld, fu duramente criticato perché a quel tempo l’Idf non aveva un quadro completo di tutte le forze presenti nella zona, compresi soldati e civili. Alcuni di questi si trovavano in aree aperte o nei boschi lungo il confine nel tentativo di nascondersi dai terroristi. In questo modo, la loro incolumità è stata messa a rischio.