Disinformazione: distorsione sionista delle Scritture religiose

Jamal Kanj (1), 6 settembre 2023 https://www.palestinechronicle.com/misinformation-zionist-distortion-of-religious-scriptures/

Ignorando fatti genetici e storici, il movimento sionista europeo ha cercato di utilizzare documenti non storici per ricostruire la storia e diffondere disinformazione al fine di stabilire un collegamento con gli antichi ebrei.

Con riferimento ad un precedente articolo, intitolato “Israel: A “Fairytale” History” (=Israele, la Storia come fiaba)(2), questo articolo considera la distorsione in chiave sionista di testi religiosi non storici come il Corano – che gli ebrei sionisti non accettano come verità – per generare ignoranza e giustificare la pulizia etnica della Palestina storica.

In primo luogo, non è generalmente accettato che la parola “Ebreo” si riferisca ad una ubicazione ancestrale dei primi ebrei. La parola deriva dall'ebraico "Ivri", che si traduce con “perates”, una parola greca che significa attraversare o qualcuno con cui ci si imbatte, un migrante. Il termine è storicamente riservato alle tribù che migrarono dall'altra parte dell'Eufrate e si stabilirono nella terra di Canaan.

In arabo, la parola singolare e’bri, (ebraico) trova la sua origine nel verbo a’bara, l’atto di attraversare un corso d’acqua. Attraversare uno specchio d'acqua è definito rispettivamente nelle lingue accadico, aramaico, arabo ed ebraico, e'ber nhari, avar nahara, a'bara elnahara e ever nahar. Nell’arabo contemporaneo, la parola plurale per gli ebrei è e’braneieen, un aggettivo che descrive coloro che attraversavano un corso d’acqua.

Indiscutibilmente, DNA e antropologicamente verificati, gli antichi e’braneieen o “Ivrim”, che provenivano dall’altra parte del fiume, erano tra i vari gruppi che si stabilirono in Palestina, contribuendo al variegato mosaico dei palestinesi di oggi. Questi palestinesi, con diversi livelli genetici, sono i discendenti dei Filistei, dei Cananei, dei Gebusei, dei Romani, degli “Ivrim” e altri.

Mentre alcuni degli originali “Ivrim”, conosciuti anche come ebrei Aravim o Mizrachi, mantennero le loro credenze originali e continuarono a vivere in Palestina e in altri paesi vicini, la maggioranza, tuttavia, è transitata abbracciando le religioni successive come Cristianesimo e poi Islam. Ignorando i fatti genetici e storici, il movimento sionista europeo – discendenti dei convertiti ebrei cazari – ha tentato di utilizzare documenti non storici per ricostruire la storia e diffondere disinformazione al fine di stabilire un collegamento con gli antichi Ebrei (migranti).  Oltre a citare l’Antico e il Nuovo Testamento, il movimento sionista alludeva anche al Corano, il testo sacro dell’Islam, affermando che il termine  “Israele” veniva menzionato più volte al suo interno, mentre quello di “Palestina” no.    Costituisce l’apice della disonestà quando i Sionisti sfruttano la scarsa dimestichezza che si ha del Corano, un testo che, come il Nuovo Testamento, essi descrivono come falso. Tuttavia, sono disposti a utilizzarlo come fonte storica quando si adatta al loro revisionismo storico. 

Il termine “Israele” appare nel Corano nello stesso contesto del Libro di Giosuè (versetti 24:3-15) dove si riferisce ai discendenti di Giacobbe e dove “Israele” è usato in modo intercambiabile con il nome Giacobbe. Allo stesso modo, il Corano menziona Bani-Israel (discendenti di Giacobbe), come un clan di Giacobbe, non come un paese. Il Corano usa un termine equivalente quando parla dei Bani-Adam, discendenti di Adamo.    Pertanto, il termine con trattino “Bani-Israel” o la frase corrispondente Bani-Yacoub trasmette una connotazione basata sul clan e non denota un’entità geopolitica, proprio come il riferimento a “Bani-Adam”, non suggerisce un paese Adam.   

Il Corano si astiene dal nominare esplicitamente le nazioni, siano esse arabe o meno, poiché il concetto di moderno stato-nazione come lo conosciamo oggi non esisteva 1500 anni fa. Allo stesso modo, il Corano non menziona nemmeno paesi come la Siria, l’Iraq, l’Iran o l’Iraq.  Questo perché i testi religiosi, compreso il Corano, non sono destinati ad essere libri di testo storici. Per questo motivo, nessuno di questi libri può essere trovato nella sezione storia di una biblioteca o libreria. 

Eppure, tra le tre scritture religiose monoteiste, l’unica che designa esplicitamente la Palestina come un paese distinto – non in un contesto tribale, è l’Antico Testamento. Nel libro di Esodo 13:17 si legge: “Quando il Faraone lasciò andare il popolo, Dio non lo condusse lungo la strada attraverso il paese dei Filistei, benché quella fosse più breve”.   “Filisteo” è l’equivalente fonetico in arabo del termine “Palestina”.

Il livello di arroganza sionista è così sfacciato che decontestualizzano i versetti del Corano per diffondere menzogne, soprattutto perché trascurano il testo religioso completo che contraddice direttamente la nozione stessa che cercano di promuovere. Poiché la Palestina come regione era uno dei pochi luoghi citati nel Corano e negli Hadieth “PBUH” del Profeta.  In un versetto, il Corano si riferisce a Gerusalemme, “Masjid al-Aqsa, i cui dintorni abbiamo benedetto”. Questo versetto sottolinea inequivocabilmente la santità di Gerusalemme e dei suoi dintorni adiacenti per i musulmani. Le interpretazioni variano, alcuni lo traducono come indicativo della Palestina contemporanea, mentre altri suggeriscono un ambito più ampio che comprende la Palestina con anche i paesi vicini. 

Inoltre, un ulteriore riferimento si trova nell’Hadieth del Profeta che descrive il popolo della Palestina: “Rimarrà sempre un gruppo di persone della mia Ummah (Nazione) che trionferà sulla verità. Coloro che si opporranno a loro o li abbandoneranno, non potranno far loro del male. . .” Al Profeta fu chiesto: “Dove sono queste persone?”   Egli disse: “A Bayt Al-Maqdis e nel recinto di Bayt Al-Maqdis”, a Gerusalemme e nei suoi dintorni.

Si potrebbe sostenere che la profezia sopra delineata si sta realizzando, in parte, oggi, poiché i palestinesi rimangono saldi nonostante siano stati abbandonati dai loro correligionari, esemplificati dai dittatori arabi che normalizzano le relazioni con l’occupante sionista.  Lo sfruttamento da parte dei sionisti dell’ignoranza delle persone riguardo ai testi religiosi sarebbe incompleto senza alterare la storia. Da qui gli sforzi sionisti volti a mantenere un pubblico occidentale disinformato, sfruttando l’Olocausto per utilizzare a fondo il senso di colpa europeo.   Ciò è ulteriormente costituito dal loro abuso dell’etichetta “antisemita” per intimidire e soffocare discorsi aperti o critiche rivolte a quello che è considerato uno dei governi più razzisti della storia israeliana.  Inoltre, gli apologeti israeliani esercitano un’influenza indebita imponendo una incomprensibile censura sulle narrazioni palestinesi nei media mainstream, nell’apprendimento istituzionale, e facendo pressioni sugli organi governativi locali e nazionali affinché promulghino leggi che criminalizzano i diritti delle persone impegnate in proteste non violente e boicottaggi contro Israele.   Esiste una lunga lista di esempi in cui ad accademici e studiosi è stato negato un incarico nelle università statunitensi, o licenziati da think tank e centri di ricerca perché la loro opinione considerata “controversa” sulla questione palestinese potrebbe scoraggiare i donatori.   Allo stesso modo, i contratti con le agenzie governative sono stati annullati perché le aziende si sono rifiutate di sostenere l’impegno contro il boicottaggio di Israele. Inoltre, i punti di vista dei palestinesi sono vistosamente assenti dalla stampa e dalle principali piattaforme mediatiche.  Al contrario, gli scrittori filo-israeliani hanno libero accesso alla pubblicazione su tutti i giornali, e dove gli agenti israeliani o i loro apologeti strillano incontrastati sui notiziari statunitensi ed europei.  Ecco perché non leggerai questo articolo in una di quelle sedi. 

(1)  JAMAL KANJ è nato in un campo profughi palestinese nel nord del Libano dieci anni dopo la creazione dello Stato di Israele. Si è trasferito negli Stati Uniti alla fine del 1977, è l'autore di "Children of Catastrophe", Viaggio da un campo profughi palestinese all’America e altri libri.

(2) Israel: A “Fairytale” History”, https://english.almayadeen.net/articles/blog/israel:-a-fairytale-history; Israeli Invention of Artificial Reality, https://english.almayadeen.net/articles/analysis/israeli-invention-of-artificial-reality

Traduzione a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese