NdR: Indichiamo nel seguito due articoli, a cura di un gruppo di lavoro della statunitense Jewish Currents. Degli articoli riportiamo solo alcuni passaggi, in cui si analizzano le distorsdR ioni ed il maleintendimento della lotta all’antisemitismo come viene intesa in Germania.
Cattivo modo di ricordare. La Germania viene lodata per i suoi sforzi di fare i conti con l’Olocausto. Ma il suo metodo di ripudio del passato è diventato uno strumento di esclusione. https://jewishcurrents.org/bad-memory-2
staff di Jewish Currents, 5 Luglio 2023
In un certo periodo degli anni 2000, un gruppo di donne per lo più turche provenienti dal gruppo di immigrati Neighbourhood Mothers pafrtecipò ad una serie di incontri sull’Olocausto nel quartiere Neukölln di Berlino. Queste lezioni di storia facevano parte di un programma promosso da Action Reconciliation Service for Peace, un'organizzazione cristiana dedita all'espiazione tedesca per la Shoah. Le madri immigrate restarono terrorizzate da ciò che avevano appreso in queste sessioni. “Come può una società diventare così fanatica?” una del gruppo di nome Nazmiye in seguito ricordò di aver pensato. “Abbiamo cominciato a chiederci se potevano fare una cosa simile anche a noi. . . nel caso venissimo a trovarci nella stessa posizione degli ebrei”. Ma quando questo timore venne espresso durante una visita in chiesa organizzata dal programma di icontri, i loro ospiti tedeschi rimasero di sasso.“Ci hanno detto di tornare nei nostri paesi se è questo il modo in cui la pensiamo”, ha detto Nazmiye. La sessione venne interrotta bruscamente e alle donne fu chiesto di andarsene.
Ci sono una serie di aneddoti come questo in Subcontractors of Guilt (=Subappaltatori della Colpa) dell’antropologa Esra Özyürek, uno studio recentemente pubblicato sulla serie di programmi educativi tedeschi sull’Olocausto dedicati all’integrazione delle comunità di immigrati arabi e musulmani secondo l’etica della responsabilità e dell’espiazione tedesca per i crimini nazisti. Özyürek mostra che coloro che seguono questi programmi spesso riconoscono analogie che i loro insegnanti non intendevano affatto stabilire. Si tratta di analogie con la violenza insita nella Germania contemporanea o con le circostanze sanguinose da cui sono fuggiti in Siria, Turchia e Palestina. Per molti tedeschi, le ansie che questi incontri storici alimentano nei migranti sono, nelle parole di Özyürek, le “emozioni sbagliate”. Una guida tedesca che organizza visite guidate nei campi di concentramento ha ricordato di essere rimasta “irritata” da membri del gruppo di immigrati esprimevano il timore che “i prossimi ad essere mandati lì saremo noi”.
“C’era la sensazione che non si sentissero di appartenere a questo Paese e che non dovessero sentirsi impegnati a conoscere il passato tedesco”, ha detto la guida. Per essere veramente tedeschi, avrebbero dovuto svolgere il ruolo di carnefici pentiti, non di potenziali vittime.
Questa aspettativa è diventata la base di quello che gli studiosi Michael Rothberg e Yasemin Yildiz hanno chiamato il “doppio legame dei migranti”. In questo paradigma, il nucleo della “germanicità” contemporanea si trova in una certa sensibilità all’antisemitismo, conferita attraverso un rapporto diretto, probabilmente familiare, con il Terzo Reich. Ci si aspetta che i migranti e le minoranze etniche si assumano l’eredità degli autori del reato; quando non lo fanno, questo viene interpretato come un segno che non si sentono realmente di far parte della Germania. In altre parole, secondo un paradosso tipico delle dinamiche capovolte che circondano ebrei, arabi e tedeschi nella Germania contemporanea, un anti-antisemitismo concepito in modo discutibile è diventato il meccanismo per mantenere la germanicità ariana.
NdR: L’articolo prosegue nell’illustrazione di come in Germania venga repressa la voce dei palestinesi ed ogni appello per i loro diritti, secondo una cieca e burocratica osservanza filo-israeliana che abbiamo illustrato anche nel nostro precedente “La Germania offre un modello – o un monito – su come gli Stati Uniti dovrebbero combattere l’antisemitismo?” https://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=7523:la-germania-offre-un-modello-o-un-avvertimento-su-come-gli-stati-uniti-dovrebbero-combattere-l-antisemitismo&catid=27&Itemid=78
La strana logica dei burocrati dell’antisemitismo tedeschi
Un esercito di commissari contro l'antisemitismo avrebbe dovuto aiutare la Germania a espiare il suo passato. I critici dicono che è la prova di uno sforzo di memoria andato in tilt.
Peter Kuras, 18 luglio 2023 https://jewishcurrents.org/the-strange-logic-of-germanias-antisemitism-bureaucrats
Omissis...La Germania non è l’unico luogo dove gli sforzi anti-antisemitismo sono andati completamente male. In effetti, le organizzazioni comunitarie ebraiche in tutto il mondo hanno perseguito misure simili con risultati altrettanto illiberali. Per il filosofo Elad Lapidot, autore di Jewish Out of the Question: A Critique of Anti-Anti-Semitism, tali campagne sono intrinsecamente limitanti.
Represione delle manifestazioni pro-Palestina in Germania
The Associated Press, 6 settembre 2023
Mercoledì un ex capo dell'agenzia di intelligence israeliana Mossad ha dichiarato all'Associated Press che Israele sta imponendo un sistema di apartheid in Cisgiordania, unendosi a un piccolo ma crescente elenco di funzionari in pensione per sostenere un'idea che rimane in gran parte ai margini del discorso israeliano e internazionale. diplomazia. Tamir Pardo è il più recente ex alto funzionario ad aver concluso che il trattamento riservato da Israele ai palestinesi in Cisgiordania equivale ad apartheid, in riferimento al sistema di separazione razziale in Sud Africa terminato nel 1994. https://www.haaretz.com/israel-news/2023-09-06/ty-article/there-is-an-apartheid-state-here-ex-mossad-chief-on-israels-west-bank-occupation/0000018a-6abe-dfd9-ad9f-efbe5c720000?utm_source=mailchimp&utm_medium=Content&utm_campaign=daily-brief&utm_content=b42166ab91
Tamir Pardo, capo del Mossad dal 2011 al2016 (David Bachar)
Traduzione a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese