Di Ilan Pappé, martedì 01 agosto 2023 https://www.palestinechronicle.com/judea-vs-fantasy-israel-ilan-pappe-on-the-collapse-of-israeli-pillars-and-opportunities-for-palestine/
Crollo dei pilastri israeliani ed opportunità per la Palestina: L’idea di una futura Palestina liberata e de-sionistizzata può apparire oggi come una fantasia, ma a differenza di Israele della Fantasia, ha una migliore possibilità di essere galvanizzante a livello locale, regionale e globale per ogni persona che abbia mantenuto un minimo di dignità.
La legittimità di Israele, anzi, la sua stessa vitalità, poggia su due pilastri principali.Il primo è il pilastro materiale, che comprende la sua forza militare, le sue doti di alta tecnologia e un solido sistema economico. Questi fattori consentono allo Stato di costruire una solida rete di alleanze con Paesi che desiderano beneficiare di ciò che Israele ha da offrire: armi, sicurezza, software di spionaggio, conoscenze ad alta tecnologia e sistemi modernizzati di produzione agricola. In cambio, Israele non chiede solo denaro, ma anche sostegno contro la sua immagine internazionale erosa.
In secondo luogo, il pilastro morale. Questo aspetto era particolarmente importante agli albori del progetto sionista e della formazione dello Stato. Israele ha venduto al mondo una duplice narrazione: uno, che la creazione di Israele era l'unica panacea per l'antisemitismo, e due, che Israele era stato costruito in un luogo che religiosamente e culturalmente apparteneva al popolo ebraico.
La presenza di una popolazione indigena, il popolo palestinese, è stata inizialmente negata del tutto, poi è stata sminuita. E quando l'esistenza dei palestinesi è stata finalmente riconosciuta, è stata presentata come una sfortunata coincidenza. Successivamente Israele, l'autodichiarata "unica democrazia del Medio Oriente", si è autoproclamata generosa costruttrice di pace, disposta a risolvere il problema offrendo "concessioni" sul suo presunto diritto all'intera Palestina storica.
Il crollo della "Moralità”
È difficile stabilire con esattezza quando il pilastro morale su cui si reggeva Israele ha iniziato a erodersi, fino a sgretolarsi sotto i nostri occhi. Alcuni sostengono che l'invasione israeliana del Libano nel 1982 abbia dato il via a questo processo di erosione, mentre altri considerano la Prima Intifada palestinese del 1987 come il momento di trasformazione. In ogni caso, l'immagine di Israele presso l'opinione pubblica mondiale sta cambiando da decenni.
Ma ciò che spesso si ignora è che, se non fosse stato per la resistenza e la resilienza dei palestinesi, la legittimità e la moralità dello Stato ebraico non sarebbero state messe alla prova, mentre ora vengono costantementepassate al vaglio del diritto internazionale, del buon senso e del comportamento etico.
Direi che già nel 1948 - quando Israele fu dichiarato Stato sulle rovine della Palestina storica - i fatti sul campo divennero noti a un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo. Questo è stato il risultato diretto degli sforzi compiuti dai palestinesi e dalle loro reti di solidarietà in continua crescita. L'immagine di Israele - sia a livello interno che internazionale - come Stato democratico e membro delle "nazioni civilizzate" non sembrava corrispondere a quel che si andava via via conoscendo. Sempre più spesso la cosiddetta democrazia israeliana veniva smascherata come un regime di apartheid, che abusava quotidianamente dei diritti civili e umani dei palestinesi.
Tuttavia, la vera natura di Israele e un ampio rifiuto della narrazione israeliana non sembravano registrarsi tra le élite politiche al potere e tra i governi del mondo, il cui atteggiamento nei confronti di Israele è rimasto sostanzialmente invariato. In più, i governi del Nord del mondo sono quelli che guidano la carica contro i vari movimenti di solidarietà con i palestinesi. Arrivano a cercare di sopprimere la libertà di parola delle loro società legiferando contro le iniziative civili che chiedono di boicottare, sanzionare e disinvestire da Tel Aviv. Non va molto meglio nel Sud del mondo, dove governi e governanti ignorano la richiesta delle loro popolazioni di prendere una posizione ferma contro Israele. Questo include i regimi arabi, che stanno facendo la fila per normalizzare i loro legami diplomatici con Tel Aviv.
Fino alle ultime elezioni del 2022 in Israele, sembrava che il silenzio e/o la complicità internazionale avessero protetto Israele da azioni concrete che riflettessero il cambiamento dell'opinione pubblica internazionale. Che Israele riuscisse a conservare tale immunità risulta anche dal fatto che il lavoro coraggioso e davvero notevole di movimenti come il Movimento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) non ha influenzato nemmeno un po' la realtà sul campo.
Fino al novembre 2022, pensavo che l'incapacità di tradurre l'opinione pubblica in politiche tangibili fosse il risultato del cinismo dei nostri sistemi politici in tutto il mondo. Ora, invece, credo davvero che solo un cambiamento nel modo in cui viene condotta la politica dall'alto potrà tradurre l'enorme solidarietà con i palestinesi in un potere effettivo sul campo.
Quando Israele ha offerto alla Germania missili per un valore di 4 miliardi di euro e ai Paesi Bassi un altro tipo di missili per un valore di 300 milioni di euro (per proteggerli da cosa, esattamente?), i commentatori politici israeliani hanno sostenuto che tali armi sarebbero servite come miglior antidoto contro quella che hanno definito la campagna per delegittimare Israele. I media israeliani annunciarono orgogliosamente che quelle armi permevano al Paese di comprare il silenzio dall'Europa, in modo che le parole di condanna delle atrocità commesse dai soldati e dai coloni israeliani in Palestina non si traducessero in azioni.
“Fantasy Israel” e Giudea
Ma c'è di più. Un certo elettorato ebraico in Israele si è perfino illuso - e di fatto lo è ancora - di credere che l'Occidente sostenga Israele perché Israele aderisce a un "sistema di valori" occidentale basato sulla democrazia e sul liberalismo. Ho chiamato questo costrutto "Fantasy Israel". Nel novembre del 2022, il Fantasy Israel è crollato a tutti gli effetti. L'elettorato ebraico israeliano che ha vinto le elezioni non ha mai avuto molta ammirazione per i "sistemi di valori" occidentali della democrazia e del liberalismo. Al contrario, desidera vivere in uno Stato ebraico più teocratico, nazionalista, razzista e persino fascista, che si estenda su tutta la Palestina storica, comprese la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.
Gli israeliani chiamano questa idea alternativa di Stato "Giudea", che ora si scontra con la "Fantasy Israel".
Il popolo che vuole la " Giudea" non si preoccupa della legittimità internazionale. I loro leader e guru sono molto influenzati dai nuovi alleati di Israele nel mondo, siano essi i leader dei partiti di estrema destra in Occidente o i movimenti di estrema destra in Paesi come l'India.
Questi leader nazionalisti e fascisti sembrano ammirare l'idea di "Giudea" e sono disposti a fornirgli una rete internazionale di sostegno. Questo si è già tradotto in politica in Paesi in cui l'estrema destra è molto potente, come l'Italia, l'Ungheria, la Polonia, la Grecia, la Svezia, la Spagna e, in caso di vittoria di Trump, anche gli Stati Uniti.
In superficie, sembrava che nel novembre 2022 si fosse delineato uno scenario molto cupo. Questo, tuttavia, non è del tutto vero. Il fallimento di "Fantasy Israel" ha messo in luce un interessante nesso tra i pilastri morali e materiali. È emerso che il sistema neoliberale e capitalista non ha motivo di investire nello Stato "Giudea", se questo dovesse sostituire il "Fantasy Israel". Le società finanziarie internazionali e l'industria internazionale dell'alta tecnologia considerano Stati come "Giudea" come destinazioni instabili e rischiose per gli investimenti stranieri. Di fatto, stanno già ritirando i loro fondi e investimenti da Israele. Il movimento BDS avrebbe dovuto lavorare chissà quanto per convincere i sindacati e le chiese di tutto il mondo a disinvestire da Israele altrettanti miliardi di dollari per eguagliare quei fondi che sono già stati portati fuori da Israele a partire dal novembre 2022. Questo tipo di disinvestimento non ha motivazioni morali. In passato, Israele è stata una destinazione attraente per gli investimenti finanziari internazionali, senza riguardo alla sua spietata oppressione dei palestinesi. E sembra che l'immagine della Fantasy Israel , e in particolare l'idea che il suo sistema giudiziario fosse in grado di proteggere gli investimenti neoliberali e capitalistici, convincesse gli investitori stranieri a riversare denaro in Israele con l'aspettativa di buoni dividendi.
Ora, le prospettive dello Stato "Giudea" che va sostituendo il Fantasy Israel sta seriamente compromettendo la vitalità economica dello Stato ebraico. Pertanto, la capacità di Israele di utilizzare la propria industria o il proprio denaro per influenzare le politiche degli altri Paesi nei confronti dello Stato ebraico è più limitata.
Tempo per la Mobilitazione
Il crollo di "Fantasy Israel" ha anche messo in luce le crepe nella coesione sociale e nella disponibilità di molti israeliani a dedicare tempo ed energie al servizio militare come in passato.
Inoltre, l'attacco al sistema giudiziario israeliano e l'erosione della sua presunta indipendenza esporranno i soldati e i piloti israeliani a possibili incriminazioni come criminali di guerra all'estero da parte di singoli Paesi o della Corte internazionale di giustizia (Cpi). Infatti, il diritto internazionale non può intervenire in questioni interne se i sistemi giudiziari locali sono considerati indipendenti e solidi.
Questo è un raro momento storico che apre opportunità per coloro che lottano per la liberazione e la giustizia in Palestina. In un incontro a Teheran, l'Iran ha consigliato al movimento palestinese Hamas e a quello libanese Hezbollah di astenersi da qualsiasi azione e di lasciare che l'implosione avvenga dall'interno di Israele.
Non sono d'accordo, anche se non voglio dire che esista, o sia mai esistita, una possibilità militare di liberare la Palestina. Tuttavia, questo è il momento di dare energia alla resistenza popolare palestinese e di unire sia i palestinesi che i loro sostenitori attorno a una visione e a un programma concordati. Questa mobilitazione è radicata nella lotta nazionale palestinese per la democrazia e l'autodeterminazione fin dal 1918. L’idea di una futura Palestina liberata e de-sionistizzata può apparire oggi come una fantasia, ma a differenza dell’ Israele fantasticata, ha una migliore possibilità di essere galvanizzante a livello locale, regionale e globale per ogni persona che abbia mantenuto con un minimo di decoro.
Inoltre, offrirebbe un luogo sicuro a chiunque viva attualmente nella Palestina storica o a chiunque sia stato espulso da lì - i rifugiati palestinesi di tutto il mondo.
Traduzione a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese