L'ultimo attacco di Israele a Gaza dimostra che sta esaurendo le sue opzioni, creando nel frattempo un'opposizione popolare in tutto il mondo.
Di Mitchell Plitnick(1) 14 agosto 2022 https://mondoweiss.net/2022/08/israels-pyrrhic-victory-in-gaza/
Sebbene il sostegno degli Stati Uniti all'ultimo assalto israeliano contro la Striscia di Gaza sia stato più blando del solito, non si poteva comunque negare l'appoggio americano al bombardamento che ha provocato decine di morti e centinaia di feriti tra i palestinesi. Questo attacco spicca tra i tanti su Gaza come particolarmente orchestrato e per la tempistica, sulla scia della recente visita di Joe Biden nella regione, nonché la dichiarazione della Casa Bianca secondo cui "gli Stati Uniti hanno lavorato con funzionari di Israele, dell'Autorità Palestinese, dell'Egitto, del Qatar, della Giordania e di altri in tutta la regione per incoraggiare una rapida risoluzione del conflitto". Questi fatti sollevano la questione di quanto l'amministrazione Biden sia stata coinvolta in questo coordinamento.
In questa tornata di scontri, Israele ha dovuto fare di tutto per provocare la reazione della Jihad islamica palestinese (PIJ). Ci si aspettava che l'arresto iniziale del leader politico di PIJ in Cisgiordania, Bassem Saadi, comportasse una risposta rapida e violenta da parte di PIJ. Ma, mentre la Jihad islamica ha minacciato Israele, non è arrivato alcun attacco. Israele ha dapprima chiuso le strade nell'area vicino al confine con Gaza, preludio di un'operazione militare, e ancora non è arrivato nessun attacco. Infine, Israele ha iniziato a bombardare Gaza e PIJ ha finalmente risposto, dando vita a tre giorni di "combattimenti" massicciamente sproporzionati che hanno causato praticamente tutti i danni solo a Gaza.
Si è parlato molto del fatto che Hamas sia rimasto fuori dallo scambio di fuoco e non c'è dubbio che questa reticenza sia stata uno dei fattori principali per cui PIJ ha accettato così rapidamente i termini di un cessate il fuoco, nonostante non abbia ottenuto alcun accordo sul rilascio di prigionieri da parte di Israele; i termini dell'accordo si limitavano a impegnare l'Egitto, che ha mediato l'accordo, a discutere la questione con Israele. Certamente, la mancanza di sostegno da parte dell'autorità residente e limitata di Gaza, Hamas, ha lasciato a PIJ poca scelta se non quella di accettare.
Israele ha sempre saputo che Hamas non sarebbe stato coinvolto nei combattimenti se Israele avesse limitato i suoi obiettivi ai leader e ai siti della Jihad islamica. Questo è stato comunicato attraverso l'Egitto, ma non era ancora abbastanza per la mentalità coloniale israeliana. "Hamas è responsabile del territorio della Striscia di Gaza. Laddove la responsabilità non viene rispettata, agiremo con forza e utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione, militari e civili", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz.
Secondo il giornalista palestinese Daoud Kuttab, Hamas ha attirato le critiche dell'opinione pubblica palestinese per il suo silenzio. Ma Israele vuole di più; vuole che Hamas impedisca attivamente a PIJ e ad altri gruppi di intraprendere qualsiasi azione, cosa che Hamas cerca di fare di routine, ma che è più difficile, fino al suicidio politico, di fronte a provocazioni israeliane come quelle che hanno dato il via all'ultimo assalto.
Hamas aveva ragioni per tenersi fuori dal recente conflitto. Israele aveva recentemente aumentato il numero di permessi di lavoro concessi ai lavoratori di Gaza, portandoli da 12.000 a 20.000. Si tratterebbe di un aumento già cospicuo nelle normali circostanze dell'assedio israeliano, ma negli ultimi mesi ha assunto un significato ancora maggiore. Gaza è stata particolarmente colpita dall'invasione russa dell'Ucraina e dal conseguente aumento dei prezzi, soprattutto del carburante. In queste circostanze, 8.000 gazawi in più che portano denaro dai lavori in Israele fanno una grande differenza, così come alcune altre misure minori che Israele ha adottato per alleggerire leggermente le pressioni economiche draconiane dell'assedio.
Hamas si trovava quindi in una situazione punto particolarmente vulnerabile, poiché non era in grado di pagare nemmeno il 60% dei normali stipendi che pagava ai dipendenti statali dal 2013. Israele ha sfruttato questa situazione e ha convinto Hamas a non partecipare alle recenti operazioni. Ma come è abitudine di Israele, quando vede che una tattica di pressione funziona, insistere ancora per vedere quanto può ottenere.
In questo contesto, le parole già ciniche del primo ministro israeliano ad interim Yair Lapid assumono un nuovo significato. Dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco, Lapid ha inviato un messaggio alla popolazione di Gaza. "Voglio rivolgermi ai residenti di Gaza e dire loro che c'è anche un'altra strada: C'è anche un altro modo. Sappiamo come proteggerci da chiunque ci minacci, ma sappiamo anche come fornire lavoro, sostentamento e una vita dignitosa a chiunque voglia vivere in pace al nostro fianco", ha detto Lapid. "C'è un altro modo di vivere. La strada degli Accordi di Abraham, del Vertice del Negev, dell'innovazione e dell'economia, dello sviluppo regionale e dei progetti comuni. La scelta è vostra. Il vostro futuro dipende da voi". È difficile credere che Lapid pensasse che queste parole avrebbero convinto i palestinesi a rinunciare alla resistenza contro l'esproprio delle loro terre da parte di Israele, per non parlare dell'occupazione e dell'assedio di Gaza.
Chiaramente, Lapid intendeva queste parole per l'opinione pubblica israeliana e mondiale. Lapid sta cercando di differenziarsi da Benjamin Netanyahu e di presentarsi come un combattente risoluto che tende anche la mano. Ma il messaggio più sottile era per Hamas. Stava dicendo loro che se continueranno a rimanere in riga, riceveranno altre briciole dalla tavola del banchetto di Israele. Ciò è rafforzato dalla menzione non solo degli Accordi di Abraham, ma anche del Vertice del Negev, una conferenza più esplicitamente militare. Non ci sono promesse vuote qui, come nella dichiarazione di Joe Biden sul cessate il fuoco, dove ha ripetuto il suo mantra di palestinesi e israeliani che ricevono "uguali misure di libertà, prosperità e democrazia". Il modello offerto da Lapid è quello dell'Egitto, degli Emirati Arabi Uniti o del Bahrein: dittature le cui popolazioni si oppongono in modo schiacciante all'abbandono della causa palestinese da parte della loro leadership, ma che non possono fare nulla al riguardo, nemmeno protestare come hanno fatto in passato.
Anche se i palestinesi prestano poca attenzione alle parole di Lapid, lo stesso messaggio è passato forte e chiaro, in particolare quando Israele ha rifiutato di ritirarsi dall'attacco anche quando PIJ non ha risposto inizialmente. È stato il tipo di messaggio inviato per costringere Hamas a rimanere per lo più in silenzio.
Molti commenti si sono concentrati sulle imminenti elezioni israeliane come primo fattore motivante l'insistenza di Lapid nell'attaccare Gaza ora. Senza dubbio, questa è stata una parte importante dell’intento di Lapid e del ministro della Difesa Benny Gantz, dato che entrambi sono in lizza per diventare il prossimo primo ministro israeliano a novembre. Ma potrebbe anche trattarsi di un caso di "attenzione a ciò che si desidera".
Sebbene l'uccisione dei palestinesi a Gaza tenda a favorirli nelle elezioni israeliane, potrebbe essere una vittoria da Pirro per Lapid e Gantz. Certamente, l'operazione ha dato loro il tipo di pubblico che si aspettavano e aiuta a respingere l'argomentazione di Benjamin Netanyahu, che sicuramente guiderà il partito più grande nella prossima Knesset, di essere "l'uomo della sicurezza", ma potrebbe costare a Gantz e Lapid in termini di affluenza alle urne. I seggi della Knesset sono assegnati in base alla percentuale di voti sul totale dei voti espressi. Secondo la sondaggista israeliana Dahlia Scheindlin, nelle elezioni del 2021 l'affluenza alle urne dei cittadini palestinesi di Israele è crollata, facendo sì che la porzione totale dei voti andasse ai partiti di destra, in modo da rispecchiare più fedelmente l'opinione della popolazione ebraica di Israele, circa il 58%. Gli ultimi sondaggi indicano che la popolazione ebraica israeliana si è spostata ancora più a destra, con un notevole sostegno al partito sionista religioso kahanista di Itamar Ben-Gvir.
Scheindlin afferma: "Se a novembre gran parte dei cittadini arabi resterà a casa, Israele potrebbe facilmente avere 70-75 seggi di destra", il che, dato che la Lista Comune, in gran parte palestinese, probabilmente otterrà una mezza dozzina di seggi, significherà un governo che probabilmente non vorrà Gantz o Lapid come leader. Per i palestinesi, questo non fa molta differenza. Chiunque sia al potere in Israele, l'occupazione e il regime di apartheid continueranno ad essere stretti, con alcune briciole concesse ai palestinesi a seconda della valutazione strategica di Israele del momento. Ma gli anni di Netanyahu si sono rivelati una manna per gli sforzi compiuti all'estero per costruire solidarietà con il popolo palestinese, anche se i risultati politici sono stati frustranti.
Il tipo di governo di estrema destra che includesse Ben-Gvir e che fosse probabilmente guidato da Netanyahu, che ha appena fatto piazza pulita dei suoi avversari alle primarie del Likud, comporterebbe la continuità ed addirittura aumento delle tendenze filopalestinesi che abbiamo visto nella politica statunitense, in particolare nel partito democratico e in molti dei gruppi più progressisti. È una piccola luce in tutta questa oscurità.
L'operazione a Gaza poteva essere giustificata dai Democratici solo come "Israele ha il diritto all'autodifesa", ignorando volontariamente quanto Israele abbia lavorato duramente per provocare un conflitto e che, quando la provocazione è fallita, ha semplicemente attaccato comunque, chiamandolo assurdamente "attacco preventivo". Il fatto che sia stato espresso meno sostegno del solito dimostra che i politici americani non erano desiderosi di attirare l'attenzione sulla brutalità che stavano sostenendo.
Lo sforzo di Israele di spremere Hamas non avrà probabilmente successo a lungo termine, semplicemente perché Hamas, facendo quello che ha appena fatto troppo spesso, si priverebbe della capacità di offrirsi come alternativa all'Autorità Palestinese di Ramallah, senza la quale la sua ragione di esistere come forza politica, piuttosto che rivoluzionaria, scompare. Tutto ciò equivale a dire che Israele è a corto di opzioni, anche mentre fa accordi di normalizzazione con le dittature e celebra il suo autodefinito "Presidente sionista degli Stati Uniti". Le scelte che sta facendo incoraggiano sempre più l'opposizione dal basso in tutto il mondo.
(1) Mitchell Plitnick è direttore dell'ufficio statunitense di B'Tselem e condirettore di Jewish Voice for Peace.
Trad. a cura di Claudio Lombardi di Associazione di Amicizia Italo Palestinesel