B’TSELEM smentisce versione israeliana: Yussef ucciso a sangue freddo.
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La Ong israeliana accusa i militari di avere sparato senza avvertimenti e senza ragione. Il 15enne di Deir al-Asal al-Tahta stava raccogliendo ortaggi con gli amici quando è stato ucciso.
della redazione
Roma, 27 marzo 2014, Nena News – La morte del quindicenne palestinese Yussef Sami Shawamreh, la settimana scorsa, non è stato un incidente, ma un omicidio a sangue freddo. A denunciarlo, oggi, è la Ong israelianae delle Forze B’Tselem che in un rapporto ha smentito la version armate israeliane. Non si è trattato, dunque, di un atto difensivo, contro un ragazzo che stava “sabotando” il muro di separazione, come sostengono i militari, ma dell’assassinio di un giovane che il 19 marzo scorso era uscito di casa con gli amici per andare a raccogliere qualche ortaggio.
I due ragazzi che erano con lui e altri testimoni avevano fin dall’inizio contraddetto la versione dei soldati, avevano detto di non aver sentito nessun colpo d’avvertimento e neanche un altolà prima che Yussef fosse colpito a morte da proiettili veri, che lo stesso regolamento dell’esercito vieta di utilizzare contro i palestinesi che tentano di attraversare la barriera, a meno che non rappresentino un rischio per i militari. Ieri, il portavoce delle Forze armate, Arye Shalicar , aveva ribadito che “nelle ultime due settimane c’erano stati numerosi incidenti lungo la frontiera con la Striscia di Gaza e la Siria” e che quindi questo ha fatto salire il livello di allarme. Ma il ragazzo non era armato né tentava di sabotare il muro, ha accertato l’inchiesta della Ong, poiché in quella porzione di barriera nel villaggio di Deir al-Asal al-Tahta, a sud-ovest di Hebron, c’è una breccia nel muro di cui sono a conoscenza i soldati di guardia ed è usuale che la gente del posto la usi per andare a fare qualche giro in campagna, a raccogliere ortaggi, verdure o altre piante da cucina.
La morte di Yussef ha destato sdegno, è sembrato sin da subito un omicidio a sangue freddo, senza motivazione. Per Jessica Montell direttore di B’Tselem, “la prima responsabilità ricade sui comandanti che hanno mandato i loro uomini a fare un’imboscata”. Nena News
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